lunedì 22 febbraio 2010

La Furia Umana (White Heat), di Raoul Walsh (1949)

"Finalmente ha raggiunto la vetta,
ma il mondo gli è scoppiato sotto i piedi!"

Il pericoloso criminale Cody Jarrett, astuto ma dalla personalità instabile e legatissimo alla madre, si costituisce presso la polizia dell' Illinois, autoaccusandosi di una rapina non commessa, in modo da fornire un alibi per un assalto ad un treno merci, nel quale vengono uccise quattro persone e per il quale rischierebbe la sedia elettrica. L' uomo viene condannato a tre anni di carcere, all' interno del quale viene infiltrato un poliziotto sotto falso nome, da Hank Fallon a Vic Pardo, che riesce ad avvicinarlo. Dopo aver saputo della morte della madre per mano di un membro della sua ex banda, Big Ed, Jarrett evade in compagnia di Fallon/Pardo, e cerca rivalsa in un nuovo colpo ad una industria chimica. Finirà male.

Capolavoro del Noir classico e capostipite di quello moderno. Le personalità sono accese, ma sfumate, il crimine e la follia si mescolano, così come l' istinto e la ragione. Walsh si applica con notevole sforzo nella ricerca del possibile e del credibile, avvalendosi e talvolta brevettando futuribili congegni di ricerca che mette in mano agli agenti di un nascente dipartimento scientifico (siamo solo all' inizio della Guerra Fredda e dei grandi sistemi spionistici) e affidando ad un inappuntabile Edmund O' Brien la parte di un personaggio assolutamente contemporaneo, che produce un imprescindibile precedente per i personaggi futuri di Bigelow, Frankenheimer, Pollack, Scorsese, Michael Mann e molti altri. La caratura attoriale di Cagney è semplicemente impressionante. Michele Baldini

Ultimo gangster-movie degli anni d'oro, noir seminale. Omaggio di Walsh ad uno dei generi a cui piu' si è dedicato nella sua sterminata carriera. La statuaria regia sorregge un Cagney che giganteggia in lungo e in largo per tutta la pellicola sprezzante dei chili e degli anni in piu' che si porta dietro rispetto a quelli che il ruolo richiederebbe, inserendo elementi di modernità sia a livello di scrittura che nella narrazione dimostrando interesse per le nuove tecnologie investigative. Il pathos e la tensione psicologica sono portati al massimo pur non appesantendo lo scorrere dei fotogrammi, anzi accrescendo l'empatia per la personalità distorta del protagonista e la scaltrezza dell'antagonista/infiltrato; tinteggiando elementi caratteriali criminali che saranno cavalcati per decenni e decenni piu' tardi. SCUOLA DI CINEMA. Enrico Prosperi


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Rimozione delle puntate arretrate

Gentili utenti di Cinephagus, essendo la nostra una redazione alquanto ricca di idee e di cultura, ma alquanto povera in quanto a pecunia, non possiamo permetterci un server sterminato nel quale caricare all' infinito le nostre puntate.

Per questo si è reso necessario rimuovere le prime venti puntate di Cinephagus che restano tuttavia a vostra disposizione qualora le richiediate (una o più) a uno dei nostri indirizzi: michele@cinephagus.it oppure enrico@cinephagus.it. Noi ve le spediremo via Megaupload. Basta scrive il titolo del film trattato.

Siete altresì avvisati che questo sistema è adottato ogni dieci puntate.

Ringraziandovi per la vostra cortese lettura vi invitiamo a continuare a seguirci e vi elenchiamo, di seguito le puntate non più direttamente scaricabili da questo sito:

- Ichi the Killer
- Foxy Brown
- Diario Segreto di un Carcere Femminile
- Se Sei Vivo Spara
- Le Fatiche di Ercole
- Wampyr
- La Banda del Brasiliano
- Greta, la Donna Bestia
- I Guerrieri della Palude Silenziosa
- Viaggio Allucinante

Le puntate già archiviate

lunedì 15 febbraio 2010

Viaggio Allucinante (Fantastic Voyage), di Richard Fleischer (1966)

"I filosofi del medioevo avevano ragione:
l' uomo è davvero al centro dell' universo.
Ed è librato per l' eternità tra l' infinito e l' infinitesimale"


In piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l' Unione Sovietica hanno contemporaneamente scoperto il modo di miniaturizzare persone e oggetti. La sintesi americana, non riesce tuttavia a stabilizzare il processo per più di un' ora. In grado di fornire la formula c' è solo uno scenziato russo, che viene colpito alla testa da un un proiettile durante un agguato. L' unico modo di salvargli la vita e quindi consocere la soluzione è quello di operarlo. Per farlo uno staff composto da scienziati e militari, viene miniaturizzato e introdotto all' interno del paziente. Avranno a disposizione solo un' ora...

Un classico della fantascienza, che coniuga quasi amichevolmente didattica, psichedelia e cortina di ferro. Straordinari gli effetti stroboscopici "cut & paste" e le scenografie, che ci mostrano il nostro interno, prima di conoscerlo con tutt' altro tono e diversi anni dopo in "Siamo fatti così". Straripante Raquel Welch, indiscutibile Donald Pleasance. Bene gli altri, compreso il petrarchesco dottor Duval (Arthur Kennedy). Lisergico quanto basta per essere intelligente e orginale, senza debordare troppo in inutili barocchismi. Michele Baldini

Avanguardie tecniche nel genere fantascienza. L'impatto visivo di Viaggio Allucinante stravolge i sensi a distanza di 40 anni, nell'era del 3D bis, richiama l'attenzione sul versante "grafico" dell'arte cinema, sull'esigenza degli autori di sfruttare le migliori tecniche disponibili nell'epoca di lavorazione per riuscire a stupire, incantare e evocare la natura illusoria del film. Fleischer non ha certo da imparare, si accaparra le migliori maestranze (che vinceranno Oscar '67 per scenografia ed effetti speciali) trasformando un garage sotterraneo in una base ipertecnologica e lampade mathmos in sistemi circolatori umani e tutti gli effetti ottici disponibili per strabiliare e ricostruire un universo interno meraviglioso. Dissertazioni filosofiche a parte; tende un occhio alla psichedelia (di li ad esplodere come movimento artistico) e un piede ai sentieri dell'avventura pura, mai dimenticando che "la giusta misura sta nel mezzo" tra tensione-azione-contemplazione. Titoli di testa futuribili. PIETRA MILIARE. Enrico Prosperi




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lunedì 8 febbraio 2010

I Guerrieri della Palude Silenziosa (Southern Comfort), di Walter Hill (1981)

"E' molto semplice:
noi viviamo qui, questa è la nostra casa
e nessuno può romperci i coglioni"


Nel 1973 una pattuglia della Guardia Nazionale della Louisiana si perde in una palude durante un' esercitazione. Quella che poteva essere una scampagnata diventa un incubo, in cui i cacciatori di frodo di etnia cajun tendono una serie di imboscate fatali ai malcapitati volontari.

A parte il fatto che scrivere una storia del genere, e ambientarla in un posto del genere può già dirsi un miracolo, il film ha un tiro irresistibile, ritmicamente esemplare (perfetti gli equilibri tra la costruzione della suspense e l' azione pura) con personaggi folli oltre ogni limite, e quindi reali. Un modo di intendere l' antimilitarismo assolutamente originale, se si considera poi soprattutto quello che la Guardia Nazionale rappresenta, ovvero la "pancia" dell' America, bigotta e reazionaria, che si confronta, uscendone totalmente sconfitta con uomini fuori dal tempo e dallo spazio, figli di una cultura aliena, che rifituta l' integrazione e quindi l' omologazione. Ma non per questo buoni. Una bellissima pellicola di uomini molli per uomini duri. Michele Baldini.

Rigurgiti di coscienza americana; quando il nemico è a 30 km da casa e lo stato pensa a guerre oltre oceano. Cupa riflessione sull'imperialismo, il "destrismo" dell'americano medio e sull'inutilità delle armi. Rara eccezione "civile" nella filmografia del maestro Walter Hill, protagonista del film Il Delta del Mississippi, con le sue paludi, autentico inferno dentro i confini della patria: antagonisti una pattuglia di soldati della domenica (Guardia Nazionale Americana sinistramente simile alle ronde nostrane) di estrazioni, caratteri e idee completamente diverse. Narrazione asciutta, dialoghi scarni, a volte troppo elementari, funzionali però al crescendo esponenziale di tensione fisica e psicologica, e la presenza, per i due terzi del film, ectoplasmatica dei cajun che creano a poco a poco un lento distacco dalla realtà,trascinando soldati e spettatori in un incubo a occhi aperti, crepuscolarmente fotografato da Andrew Lazlo. Lo schema classico (caro all'autore) dell'anabasi di Senofonte culmina in un finale da antologia del cinema che tira in tensione letteralmente fino all'ultimo fotogramma. Liquido e autoctono il monumentale commento sonoro di Ry Cooder. Enrico Prosperi.


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lunedì 1 febbraio 2010

Greta, La Donna Bestia (Greta, Haus ohne Männer), di Jesus Franco (1976)

"Donne come te ce ne sono poche"
In un istituto di correzione per donne psicolabili (omosessuali, adultere, drogate, ecc.) in realtà prigioniere politiche, le detenute sono sottoposte alle atroci torture della formosa aguzzina, il cui sadismo è coperto dalla connivenza di un medico e delle altre Kapò dello pseudo-lager. La bella Abbie, sorella di una vittima, si intromette come spia all'interno dell'istituto grazie alla complicità del Dr. Arcos.

Un altro esempio di Woman In Prison, genere al quale, senza volerlo, Cinephagus si sta affezionando. Questa volta firmato dal vulcanico e indecifrabile Jesus Franco. La superdotata Dyanne Thorne, nelle vesti di Ilsa o Greta si sposta dai lager nazisti al Sudamerica, dove inveisce contro povere donne accusate di gravi colpe, quali fedifragia, omosessualità, ninfomania, prostituzione. Il pretesto in realtà è debole, e la storia narrata nella pellicola si dipana fra un inizio fortemente erotico-morboso, e una fine splatter, con effetto cross-fade. Protagonisti assoluti sono i seni e i sederi delle detenute, in bellavista praticamente tutto il film, spesso filtrati da torture e lamenti. Interessante la svolta metacinematografica, con finestra aperta sullo snuff-movie, meno la tenuta generale del film, sgarbatamente volgare. Menzione speciale per il look freaky style dei personaggi, soprattutto quelli secondari e per la scena dell' accoppiata di massa. Emozioni gastriche. Sesso obbligatoriamente non depilato. Michele Baldini

Una goccia nell' oceanografica produzione di Jess Franco. Dopo essersi districati dalla selva di peli pubici mostrati, lustrati dopo mille docce sexi e aver dato sfogo a diverse perversioni fetish rimane poco di questo W.I.P. esotico, semi anarchico al confine con l' hard. Da uno che si chiama Jesus è difficile immaginarsi qualcosa di meno cattolico di questo film: senz' altro da riconoscere all' autore c' è una buona visione fotografica, una fantasia grottesco-deviante e la capacità e la volontarietà di essere cinematograficamente indipendente; ma ciò non basta a rendere il risultato poco piu' che accettabile. Nonostante le bellezze d'epoca. SEXY BLANDO. Enrico Prosperi



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