lunedì 7 dicembre 2009

Ichi The Killer (Koroshiya Ichi), di Takashi Miike (1999)

"Ognuno di noi ha una parte sadica e una masochista, ma questo...
Questo Ichi sembra completamente sadico.
Quanto mi piacerebbe incontrarlo"

Il capo di Kakihara, Anjo, viene assassinato in maniera particolarmente violenta e le prove dell'omicidio vengono completamente rimosse da un misterioso gruppo di persone. Kakihara ha l'assoluta certezza che Anjo sia ancora vivo e si mette sulle sue tracce. Durante le sue ricerche, lo yakuza incontra un vecchio soprannominato Jijii che lo indirizza dalla persona sbagliata. Jiji in realtà manovra attraverso una strana forma di suggestione psicologica Ichi, un ragazzo mentalmente disturbato che davanti alle scene di sesso anziché eccitarsi normalmente si trasforma in un killer efferato. Tra mille scene di assoluta e gratuita violenza il film si risolve con la resa dei conti finale tra Ichi e Kakihara, quest' ultimo quasi ansioso di morire tra dolori atroci.


Ci sono storie come questa in cui la truculenza (Tarantino docet) riesce comunque a divertire, sempre che la si guardi con occhi abituati e stomaco forte. Ichi the Killer però non vuole far ridere nessuno al di là delle apparenze. Ichi the Killer parla della mostruosità della mente, della perversione e del crimine attraverso le inquietanti avventure di un assassino psicopatico con la sindrome di peter pan, un sadomasochista che amava il proprio boss perché gli provocava dolore, un misterioso ometto dimesso che si rivela in realtà il deus ex machina dell' intreccio. Soltudine, infanzie infelici. Sfondo metropolitano. Quasi sempre notte. Come al solito la visione occidentalista del giappone subisce una inevitabile e inarrestabile distorsione. E' lo spettro di Hiroshima. Michele Baldini


Il killer numero 1, il piu' psicolabile/patico, il piu'sadico di tutti; il gangster numero 1, il piu' disturbato, il piu' sado-masochista di tutti; il palazzo della malavita crocevia delle nefandezze della città dove le peggiori deviazioni sono consuetudine; il piu' prolifico dei registi in circolazione (minimo 5 lavori l'anno). Ricetta ricca, ispirata (in tradizione giap.) ad un manga censurato preesistente. Riflessione sul piacere ed il dolore a tinte fortissime. Uno dei film piu' esagerati che ci siano in circolazione: barocco nelle citazioni cinefile, ridondante nelle scene sanguinarie, vorticoso nel ritmo martellante. Di sicuro non puo' lasciare indifferenti, ma alla fine della mise en scene si rimane:
A-estesiati
B-divertiti
C-scossi
D-eccitati
E-sconvolti
F-tutto insieme
A voi (e al vostro analista) l'ardua sentenza.
ESTREMO ORIENTE. Enrico Prosperi





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