lunedì 15 febbraio 2010

Viaggio Allucinante (Fantastic Voyage), di Richard Fleischer (1966)

"I filosofi del medioevo avevano ragione:
l' uomo è davvero al centro dell' universo.
Ed è librato per l' eternità tra l' infinito e l' infinitesimale"


In piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l' Unione Sovietica hanno contemporaneamente scoperto il modo di miniaturizzare persone e oggetti. La sintesi americana, non riesce tuttavia a stabilizzare il processo per più di un' ora. In grado di fornire la formula c' è solo uno scenziato russo, che viene colpito alla testa da un un proiettile durante un agguato. L' unico modo di salvargli la vita e quindi consocere la soluzione è quello di operarlo. Per farlo uno staff composto da scienziati e militari, viene miniaturizzato e introdotto all' interno del paziente. Avranno a disposizione solo un' ora...

Un classico della fantascienza, che coniuga quasi amichevolmente didattica, psichedelia e cortina di ferro. Straordinari gli effetti stroboscopici "cut & paste" e le scenografie, che ci mostrano il nostro interno, prima di conoscerlo con tutt' altro tono e diversi anni dopo in "Siamo fatti così". Straripante Raquel Welch, indiscutibile Donald Pleasance. Bene gli altri, compreso il petrarchesco dottor Duval (Arthur Kennedy). Lisergico quanto basta per essere intelligente e orginale, senza debordare troppo in inutili barocchismi. Michele Baldini

Avanguardie tecniche nel genere fantascienza. L'impatto visivo di Viaggio Allucinante stravolge i sensi a distanza di 40 anni, nell'era del 3D bis, richiama l'attenzione sul versante "grafico" dell'arte cinema, sull'esigenza degli autori di sfruttare le migliori tecniche disponibili nell'epoca di lavorazione per riuscire a stupire, incantare e evocare la natura illusoria del film. Fleischer non ha certo da imparare, si accaparra le migliori maestranze (che vinceranno Oscar '67 per scenografia ed effetti speciali) trasformando un garage sotterraneo in una base ipertecnologica e lampade mathmos in sistemi circolatori umani e tutti gli effetti ottici disponibili per strabiliare e ricostruire un universo interno meraviglioso. Dissertazioni filosofiche a parte; tende un occhio alla psichedelia (di li ad esplodere come movimento artistico) e un piede ai sentieri dell'avventura pura, mai dimenticando che "la giusta misura sta nel mezzo" tra tensione-azione-contemplazione. Titoli di testa futuribili. PIETRA MILIARE. Enrico Prosperi




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