lunedì 22 marzo 2010

Il Seme della Follia (In the Mouth of Madness), di John Carpenter (1995)

"Lei non legge?"

Alla ricerca dello scomparso Sutter Cane, autore di romanzi horror “che vendono più di Stephen King”, il detective assicurativo John Trent riesce dopo accurate ricerche in compagnia della bella Linda Styles, redattrice dello scrittore, a trovarlo nella cittadina apparentemente immaginaria di Hobb's End, visto che non figura nelle carte geografiche ufficiali, ma è lì che sono ambientate le storie di Cane. Una volta arrivati però, tutto inizia a mischiarsi tra la realtà e la fantasia, diventando la realtà stessa un romanzo e viceversa... Fino alla fine del mondo.

Si possono vagliare varie teorie a riguardo, ma tutte portano ad un bivio. Questo film significa qualcosa... o non significa un bel niente. Il bello è che dopo un iniziale shock, post-visione, si tende ad apprezzare ben altri aspetti, e a dare al film ben altri significati. E' comunque Carpenter il creatore e il regista di questo mondo fantastico, filtrato attraverso gli occhi dello scrittore Cane. Ci lascia penetrare in un gioco a scatole cinesi, di cui alla fine anche lui, forse, perde il controllo, fermo restando che la cosa possa essere involontaria, e ci regala comunque un insieme di visioni, deliri, trovate e soluzioni a dir poco fantasiose. La visione ideologica, se c' è, è estremamente pessimista e ce n' è veramente per tutti: letteratura di consumo, assicurazioni, massa ignorante, religione, grandi e piccini. Il circo Carpenter ci stupisce con effetti speciali. Michele Baldini

Il grande Carpenter si misura con il vate di Providence. Mai e poi mai mi azzerderei a criticare colui che ci ha dato Distertto 13, 1997, Vampires, Ghost from Mars e altre fantastiche cavalcate nel mondo dei generi shakerati e nelle colonne sonore originali. Però questo film va preso con le molle: belle critiche ai mass media, ottimi effetti speciali, deliranti scene onirche di varchi dimensionali, intelligenti spunti di giochi di specchi, sulla narrazione che genera sé stessa, ma ad un certo punto l'intreccio che si nutre di trama diventa maniera e si ripiega in vortice confuso e troppo enigmatico, si fa poco chiaro e si perde la caratteristica peculiare dell' autore ovvero la scorrevole e istantanea fruibilità delle sue opere. Comunque C. esce a testa alta dal confronto con Lovecraft che al cinema ha creato problemi a quasi tutti quelli che hanno cercato di sceneggiare i suoi contagiosi deliri. Sam Neill come sempre è a suo agio nei ruoli che portano alla follia. Track di apertura e chiusura metallona di statura epocale. AMBIZIOSO. Enrico Prosperi

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