lunedì 23 novembre 2009

Non si Sevizia un Paperino, di Lucio Fulci (1972)

"Crescono, sentono lo stimolo della carne,
cadono in braccio al peccato:
bisogna impedirglielo!"

Ad Accendura, paesino immaginario della Lucania, si consumano efferati delitti di bambini. Gli indagati, compresa una fantomatica "maciara" si riveleranno tutti innocenti. Saranno un giornalista e un' avvenente signorina di città (anche lei tra i sospettati) a scoprire il vero e insospettabile assassino.


Inutile spendere molte parole su quello che può essere considerato il capolavoro di Lucio Fulci. Una rivoluzione nel genere. Per ambientazione, storia, effetti, coraggio. Indimenticabili le scene con Barbara Bouchet nuda davanti al bambino che le porta da bere e la lapidazione della Maciara con il commento sonoro di Ornella Vanoni. Un film non capito all' uscita (soprattutto dalla critica) e non ancora del tutto capito adesso, che ha fatto scuola e continuerà a farla. Michele Baldini

La provincia remota diventa teatro dell'orrore; Fulci sintetizza le controversie del boom economico e distilla un giallo bucolico e provocatorio prendendo le distanze dagli schemi del periodo. Argomenti da prendere con le molle: religione e superstizione che vanno a braccetto, arretratezza del sud, pulsioni sessuali preadolescenziali, la malcelata omossessualità e pseudopedofilia dell'assasino, che per giunta è un prete. "Il terrorista dei generi" prima di colpire i nostri occhi (come sua abitudine), crivella la nostra morale cattolica con una storiaccia che a tutt'oggi sarebbe demolita dalla critica. Sequenze di culto a iosa, su tutte il supplizio della Bolkan sulle note di Ortolani-Vanoni. Cast di guerriglieri di genere in palla. CAPOLAVORO. Enrico Prosperi


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