lunedì 9 novembre 2009
Lupin III - Il Castello di Cagliostro (Rupan sansei: Kariosutoro no shiro), di Hayao Miyazaki, 1979
"Fin dai tempi del Medioevo c'è sempre stato qualche grosso falsario,
che col suo denaro minacciava l'ordine costituito. [...]
L'uomo dietro questo storico evento è sempre stato qualcuno della dinastia del caprone."
che col suo denaro minacciava l'ordine costituito. [...]
L'uomo dietro questo storico evento è sempre stato qualcuno della dinastia del caprone."
Lupin è alla ricerca dei leggendari falsari della dinastia del Caprone, da sempre feudatari del piccolo paese di Cagliostro. Il caso gli farà incontrare la principessa Clarisse, futura sposa del Conte di Cagliostro. L'ultimo discendente del Caprone è alla ricerca del tesoro segreto della sua famiglia e per trovarlo ha bisogno dell'anello di Clarisse.
Il genio di Miyazaki prende in mano una storia senza capo né coda, guidata solo dai collaudati personaggi, veri e propri "divi" dell' animazione, trasformandola in un travolgente circo di trovate, visioni e colpi di scena ai limiti dell' immaginabile. La solita cifra del maestro è quella dell' esotizzazione della cultura occidentale, che fa accostare un castello sulle Alpi alle rovine di Roma, la solita impeccabile predilezione per prati verdi e congegni meccanici e una estrema licenza poetica in quanto a riferimenti storici. La missione più difficile era dare un messaggio di legalità attraverso una storia che aveva come protagonista un ladro e paradossalmente, il segno è colto. La sobrietà è messa da parte, ma il gusto è sopraffino. Michele Baldini
Le avventure di Lupin secondo il maestro Miyazaki. Primo lungometraggio (1979) diretto e sceneggiato dal fondatore degli studi Ghibli, che già ha in sé le tematiche portanti della successiva filmografia. Il canovaccio noir-fantasy è il trampolino di lancio per dar sfogo alla straripante immaginazione del genio dell' animazione giapponese; il racconto non dà sosta allo spettatore in una ridda di trovate geniali, siparietti esilaranti che stemprano la violenza, architetture fantastiche e la natura incontaminata tanto cara al regista. Si ha la sensazione che tutto sia possibile in questa fiaba. Si accettano con naturalezza le evoluzioni più improbabili e le letture storiche più strampalate. SENZA TEMPO. Enrico Prosperi.
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