lunedì 2 novembre 2009

Lucca Film Festival 2009, Intervista a Umberto Lenzi

"I miei film erano semplicemente il termometro
che misurava la violenza metropolitana del periodo"


Cinephagus si avventura nella quinta edizione del festival e strappa un' intervista al maestro, scaricabile all' interno della puntata

Visto che certe cose coi tempi che corrono, o le si fanno per passione o non si fanno per nulla, i ragazzi di Vi(s)tanova, un' associazione che richiama sin dal nome parentesizzato un certo ascendente ghezziano (Enrico Ghezzi è dalla nascita, il 2005, una sorta di padrino dell' evento e ha saltato all' ultimo momento quello di quest' anno), hanno pensato bene di giocarsela tutta sulla passione, e darsi da fare per portare nella preziosa cittadina di Lucca pellicole e personaggi di un cinema non sempre al centro della cronaca.
Dopo numerose incursioni nel mondo prettamente underground (Tonino De Bernardi è praticamente ospite fisso, ma non sono mancati negli anni scorsi i vari Kenneth Anger & co. del New American Cinema, il georgiano Kobakhidze, e altro ancora) quest' anno i numeri sono effettivamente quelli da festival di serie A, Andrea Bernardini, codirettore del collettivo che organizza il festival ci racconta gli appuntamenti portanti di questa edizione: Robert Cahen, videoartista francese eclettico e influentissimo attivo dagli anni 80 e un omaggio assolutamente completo all' attore Lou Castel, presente con tutta la sua filmografia essenziale, suggellato dalla proiezione di Orgasmo alla quale partecipa Umberto Lenzi (i due non si vedevano da oltre quarant' anni), da noi intervistato per Cinephagus.
Altrettanto importante la rassegna Sable Noir che ha visto proiettati numerosi film del recente boom di produzioni horror e noir francesi (in rassegna tra gli altri Regarde La Mer di François Ozon, Carne di Gaspar Noé e l' atteso e discutissimo A l' Intérieur di Alexandre Bustillo e Julien Maury). Hanno inoltre collaborato per la cura dell' edizione di quest' anno la Prof.sa Sandra Lischi dell' università di Pisa per la retrospettiva su Cahen, e Manlio Gomarasca e Gianluigi Perrone di Nocturno.
Ottimo e completo anche il catalogo (in vendita a 14€) in cui compaiono numerosi e autorevoli contributi per spiegare meglio la dimensione e i contenuti di questo Lucca Film Festival 09.

Dopo l' autobeatificarsi (con innegabile merito) di Umberto Lenzi, e la forma fisica non più smagliante di Lou Castel, e quindi una certa dose di nostalgia, (entrambi presenti in sala introdotti da Gianluigi Perrone di Nocturno) la visione di Orgasmo, film del 1969, con protagonisti lo stesso Lou Castel e l' americana Carroll Baker ci doveva riservare ben più sorprese. Un thriller più fiacchino dei soliti del maestro, eppure da lui medesimo decantato come “Il film italiano più venduto in America”. Sono più che altro la bellezza "demodé" della Baker e le musiche di estrema sensualità barocca di Piero Umiliani a trascinare una storia che, tirata per quasi due ore, è, sinceramente, da sbadigli. Ma come dire, c' era da aspettarselo. Chi è tagliato per l' azione mal sopporta il carattere troppo sfaccettato nei suoi personaggi e tende a farli o bianchi o neri. Tutto ok nei polizieschi, spesso imbarazzante nei thriller psicologici.
Discorso a parte per il ginecologico A l' Interiéur. A Cannes, nel 2007 aveva fatto alzare la giuria a metà proiezione. Forse non ci aveva fatto lo stomaco. C' è un' estetica in tutto questo in fondo. Si chiama masochismo. E poi le trovate ci sono e il ritmo (tutto suo) anche. Il dubbio però alla fine resta: L' ironia c' è (e allora evviva lo splatter) o no (e quindi la violenza genera violenza, se non altro visiva, cioè puro fastidio)? Michele Baldini

Serata da ricordare al Lucca Film Festival, edizione 2009. La flotta di Cinephagus salpa verso la città delle mura con le vele gonfie dal vento dell'entusiasmo: il programma è dei piu' esaltanti.
Proiezione di Orgasmo (celeberrimo sexy thriller datato 1969), presentato direttamente dal mitico maestro Umberto Lenzi (regista) e dall'attore della ribellione sessantottina Lou Castel (protagonista), mai più rivisti dalla fine lavorazione della pellicola, a seguire visione di A l'interieur, bandiera della nouvelle vague dell' horror francese, già rinomato per aver provocato lo sdegno della giuria del festival di Cannes nel 2007, roba da cinephaghi.
L'accoglienza degli organizzatori è la piu' calda e disponibile che ci potevamo aspettare e in cinque minuti siamo al cospetto di uno degli inventori del poliziottesco e decano dei mille genreri cinematografici.
Umberto Lenzi ci concede l'intervista che trovate più avanti e non smentisce la sua fama di personaggio sopra le righe. Unico nel suo genere.
Durante la sopracitata presentazione colpisce la figura di Castel che possiede ancora il carattere contraddittorio del periodo e dei personaggi che ha incarnato sullo shermo: un uomo che nell'aspetto porta i segni di mille avventure cinematografiche e non, ma che mantiene tuttavia una forma di riservetezza introspettiva, quasi una sorta di insicurezza che lo rende a tutt' oggi un personaggio enigmatico come ai tempi d'oro, e al contempo stride con la personalità del protagonista che vedremo pochi istanti dopo intrerpretato nel film.
Esperienza rivelatoria è stata vedere la pellicola praticamente a pochi metri dall'attore, seduto in mezzo al pubblico: man mano che la proiezione andava avanti c' era la sensazione che la persona in sala, sentita parlare poco prima, avesse sempre meno cose in comune con quella proiettata. A rivelare appunto che, a differenza del pensiero comune, il film non fosse una fotografia del periodo in cui è nato, ma una sorta di bivio, di snodo ferroviario dopo il quale si sono sviluppati due binari paralleli: la realtà "vera" e la realtà "artefatta" del cinema, che vanno avanti nel tempo, ma con modalità diverse e con esiti a volte diametralmente opposti. Pur tornando, in serate come queste, ad incrociarsi per la durata di una visione, confrontarsi e poi riprendere i propri cammini.
La possibilità di specchiare un attore con uno dei suoi doppi è cosa preziosa e di questo dobbiamo ringraziare i ragazzi dell'organizzazione del festival.
Altra chicca è stato Inside (A l'interieur in lingua originale), una delle ultime fatiche della scuola dei "tremendi" francesi, thriller-mattanza che per tre quarti mette a dura prova i nervi e lo stomaco degli spettatori, per perdersi in un finale di inverosimile ridicolo da decifrare se involontario o no. Ottimo dubbio per il finale di serata. Enrico Prosperi



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